mercoledì 30 novembre 2011

 Centro d'ascolto "Don Pietro Mercurio"
AVVENTO DI CARITA' 2011


...Opera il bene ovunque, affinché chiunque possa dire: "Questo è un figlio di Cristo"...
(dai pensieri di San Pio da Pietrelcina)


Gli operatori del Centro di Ascolto "Don Pietro Mercurio", in prossimità del Santo Natale, rinnovano l'iniziativa di solidarietà per le famiglie in difficoltà della Parrocchia

- 1bottiglia da litro di olio di oliva (non olio di semi)
- 2 kg di pasta (formati diversi e non pasta fresca)
- 1 kg di farina
- 1 passata di pomodoro o 1 un 


barattolo di pomodori pelati da 1kg
- 2 confezioni di legumi (lenticchie, ceci o fagioli)
- 1 confezione di tonno
- 2 litri di latte intero a lunga conservazione
- 1 kg di zucchero
- 1 pacco di caffè
- 1 busta di biscotti o merendine
- 1 panettone o 1 pandoro

E' opportuno far pervenire il "pacco dono" in Parrocchia entro e non oltre 
DOMENICA 11 DICEMBRE 2011.
Si ringrazia anticipatamente per la generosità e la fiducia  che vorrete accordare.



...Se non avessi raccolto quella prima persona, nessuna della migliaia, dei milioni che sono seguiti, sarebbe stato aiutato. Ci deve sempre essere un "primo passo" in qualsiasi viaggio...
(dai pensieri di Madre Teresa di Calcutta)

sabato 1 ottobre 2011

"CONSAPEVOLEZZA DI UNA COMUNITA'"
dall'Omelia di don Benedetto cpps del 28 settembre 2011 
durante la celebrazione per l'inizio dell'attività pastorale

"C'era un uomo, che aveva inventato l'arte di accendere il fuoco. Prese i suoi attrezzi e si recò presso una tribù del nord, dove faceva molto freddo, davvero molto freddo. Insegnò a quella gente ad accendere il fuoco. La tribù era molto interessata. L'uomo mostrò loro gli usi per i quali potevano sfruttare il fuoco, cuocere il cibo, tenersi caldi, ecc. Quelle persone erano molto grate all'uomo per quanto era stato loro insegnato sull'arte del fuoco, ma prima che potessero esprimergli la propria gratitudine, egli era scomparso. Non gli importava ricevere il loro riconoscimento o la loro gratitudine: gli importava il loro benessere.
Si recò in un'altra tribù, dove nuovamente iniziò a dimostrare il valore della sua invenzione. Anche quelle persone erano interessate, un po' troppo, però per i gusti dei loro sacerdoti, che iniziarono a notare che quell'uomo attirava la gente, mentre essi stavano perdendo popolarità. Così decisero di liberarsene. Lo avvelenarono. lo crocifissero o quello che volete. Ora, però, temevano che la gente si rivoltasse contro di loro e così fecero una cosa molto saggia, persino astuta. Sapete cosa? Fecero eseguire un ritratto dell'uomo e lo montarono sull'altare principale del tempio. Gli strumenti per accendere il fuoco furono sistemati davanti al ritratto e la gente fu invitata a venerare il ritratto e gli strumenti del fuoco, cosa che fece ubbidientemente per secoli. L'adorazione e il culto continuarono, ma non fu mai usato il fuoco.
Dov'è il fuoco? Dov'è l'amore? Dov'è la droga estirpata dal sistema? Dov'è la libertà? La spiritualità riguarda proprio questi interrogativi. Purtroppo però tendiamo a perderla di vista.
Gesù Cristo parla proprio di questo. Ma noi abbiamo enfatizzato troppo il "Signore, Signore", non è vero?
Dov'è il fuoco? E se l'adorazione non conduce al fuoco, se il culto non conduce all'amore, se la liturgia non conduce a una percezione più chiara della realtà, se Dio non conduce alla vita, a cosa serve la religione se non a creare un maggior numero di divisioni, fanatismi, antagonismi?
Il mondo non soffre della mancanza di religione nel senso comune del termine, ma della mancanza d'amore, della mancanza di consapevolezza. L'amore è generato dalla consapevolezza e da null'altro. Capite gli ostacoli che ponete sulla strada dell'amore, della libertà e della felicità ed essi cadranno. Accendete la luce della consapevolezza e le tenebre si dilegueranno.
La felicità non è qualcosa che si acquisisce; l'amore non è qualcosa che si produce; l'amore non è qualcosa che si ha: l'amore è qualcosa che possiede noi. Voi non possedete il vento, la pioggia, le stelle. Voi non possedete queste cose: le subite. E la resa avviene quando si è consapevoli delle proprie assuefazioni, quando si è consapevoli dei propri desideri e dei propri timori.
La comunità non è generata da celebrazioni liturgiche congiunte. Voi sapete nel profondo del vostro cuore, così come lo so io, che certe celebrazioni servono solo per riscoprire le differenze. La comunità si crea con la comprensione degli ostacoli che poniamo sulla strada della comunità, capendo i conflitti che sorgono dai nostri timori e dai nostri desideri. Solo a quel punto nasce la comunità. Dobbiamo sempre stare attenti a non rendere il culto semplicemente un ennesimo elemento di distrazione dall'importante compito di vivere.
E vivere non significa lavorare nel governo o essere un grande uomo d'affari o fare grandi atti di carità. Quello non è vivere. Vivere è lasciare cadere tutti gli ostacoli e vivere nel presente con freschezza. "Gli uccelli del cielo...non faticano nè filano", questo è vivere."

(Messaggio per un'aquila che si crede un pollo - Anthony De Mello)

giovedì 22 settembre 2011

OCCHIO ALLA PARROCCHIA ESTIVO

Scusandoci per non aver pubblicato l'ultimo numero di Occhio alla Parrocchia prima delle vacanze, ne riportiamo nel seguente post alcuni articoli interessanti, soprattutto per mantenere un filo conduttore con il nuovo anno pastorale che sta per iniziare



-Lente d'ingrandimento su- Rimani nel Suo Amore, metti in valigia 
la vera gioia

di Marilina Pesce
Scuole chiuse, uffici e negozi in pausa: ecco la fotografia dei mesi caldi che ci attendono. Una pausa dalle attività quotidiane che diventa motivo di relax e di gioia; una pausa desiderata e meritata che cambia abitudini e ritmi delle nostre giornate. Diamo al nostro corpo il riposo che merita! Tutti d’accordo. E se nel contempo sfruttassimo la ghiotta occasione per testimoniare al mondo che non c’è gioia senza di Lui? Sarebbe perfetto. La dura realtà ci fa assistere al triste atteggiamento di chi mandato in ferie dal capo, si sente in diritto di mandare in ferie il Signore (inutile nasconderci il dato più sconcertante e altrettanto tangibile che ci fa assistere alla quasi totale assenza dei più piccoli a Messa appena terminato l’anno catechistico). Allora chiediamoci: c’è gioia in questo? Può veramente la nostra vita reclamare una pausa dalla vita del Cristo e della Chiesa? E’ bello poter rispondere con le parole di Gesù, che possono diventare per noi il motto di questa estate: “Rimanete nel mio amore (…).  Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. In fondo tutti non aspettano altro dalla vita in genere e, dunque, anche da questa estate; è la gioia quella che desideriamo ed è giusto che sia così. Ma è altrettanto giusto ricordarci e testimoniare – la festa di Pentecoste in chiusura dell’anno comunitario ha rinvigorito il dovere missionario dei cristiani – che senza la sua gioia, saremmo ben poca cosa. Ma cos’è questa gioia della quale ci parla Gesù? Egli dice “rimanete nel mio amore”, la gioia che proviene dal Cristo si identifica dunque solo e soltanto con l’amore. La religione cristiana è la religione di un Dio che si dà, che si comunica alla sua creatura. Non può essere una religione triste, non lo è perché Dio è vita ed è la vita che dà al mondo. Non offendiamo il Signore relegandolo ad una parte dell’anno quasi trattandolo come fosse un dovere, non crediamo di poter trovare gioia lontano da Lui. Tutto ciò che di bello e buono vivremo in questi mesi estivi è dono suo, per questo ancora di più sarà stupendo restare ancorati alla sua Parola e nutrirci del suo Corpo, perché il ringraziamento si faccia presente nei nostri giorni. Vivere nell’amore sempre: questa è la vita dei cristiani, ma forse a questi cristiani si parla troppo poco di una gioia che non è solo promessa ma è già realizzabile qui, che non è crearsi perché già esiste, è Dio e Dio è l’Amore. E allora non possiamo lasciare a casa Gesù, come fosse quel superfluo che in vacanza non ci servirà. Lasciare che Gesù venga con noi è mettere in valigia la vera gioia. L’identificazione tra gioia e amore non è qualcosa di estraneo all’uomo; tutti se tocchiamo l’amore proviamo gioia. Ma se c’è amore significa che c’è un altro, sia esso colui che ama, sia esso colui che è amato. Di certo non possiamo stare soli, né porre limiti di nessun genere all’amore che per sua natura è infinito. Quindi è sacrosanta l’esigenza di ciascuno di noi di “andare in ferie” con tutto ciò che questo comporta ma è un diritto lecito e accordato dal Signore solo se non sfocia in egoismo, in amor proprio, in chiusura. Il cristiano non timbra il cartellino, il cuore dei figli di Dio non chiude mai per ferie. Né le mille esigenze dei fratelli nel bisogno sanno andare in letargo. E allora lì dove non potremo proprio arrivare con le nostre mani e i nostri piedi, non dimentichiamo di avere un tesoro potente ovunque quest’astate ci porterà. E’ nella preghiera che ci ritroveremo tutti, nella preghiera che è il respiro stesso del cristiano teniamo in vita una realtà che non ha limiti temporali né geografici, teniamo in vita i nostri rapporti fraterni, tasselli di un mosaico chiamato gioia.  


-Looking around- L'importanza del Referendum

di Adriano Paduano
Il 12-13 giugno i cittadini italiani sono stati nuovamente chiamati alle urne. Dopo le elezioni amministrative che hanno coinvolto alcune tra le principali città del nostro paese, è toccato al Referendum 2011. Un Referendum nel quale bisognava rispondere a quattro quesiti molto importanti: due riguardavano la privatizzazione della rete idrica, uno alla possibilità di costruire centrali nucleari nel nostro paese e l’ultimo che invece era legato al “legittimo impedimento” per il Presidente del Consiglio ed i Ministri.
Come per ogni votazione, la campagna elettorale è stata come sempre ricca di spunti e scontri tra le diverse parti politiche: chi è sceso in piazza ed ha urlato a gran voce di andare a votare e di rispondere sì ai vari quesiti (portando, così, l’abolizione delle suddette norme), c’è invece chi ha cercato di smorzare l’entusiasmo di questo Referendum invitando i cittadini a non andare a votare e rimanere in casa o “andare al mare”. Questo era il nodo principale di questo Referendum. Più che il dubbio tra sì e no, è subentrato il dilemma tra “quorum o non quorum?”. È storia recente che, nelle ultime votazioni referendarie non si sia raggiunto il quorum ovvero la metà più uno degli aventi diritto al voto necessaria per la rendere valido il referendum in questione.
Alla fine delle votazioni, dopo sedici anni, il quorum è stato raggiunto ed a prevalere è stato il sì. Anche se il primo obiettivo è stato quello decisivo visto che era inevitabile che, con il raggiungimento del quorum, la vittoria sarebbe andata al sì dopo che la campagna elettorale dei vari partiti politici si era direzionata in questo modo: chi voleva dire no, semplicemente avrebbe evitato di andare alle urne. Un traguardo importante ed un nuovo segnale dato dal popolo italiano alla politica attuale, a prescindere dai partiti, che vuole essere partecipe e decisivo nelle decisioni importanti che riguardano il nostro paese.
È stata una vittoria schiacciante quella dei sì. Lo dicono i numeri: oltre il 95% dei voti per ognuno dei quattro quesiti. Un vero e proprio plebiscito. Ovviamente a seguito del risultato di questo referendum è scattato immediatamente il dibattito politico con l’opposizione a festeggiare per il grandioso risultato ottenuto e i partiti di governo a riflettere sulla seconda sconfitta consecutiva in campo elettorale dopo le amministrative di maggio. Chiaramente molte delle argomentazioni in questione erano legate al rapporto del paese con il Presidente del Consiglio Berlusconi e sul fatto che il popolo fosse stanco di tutte le vicende extra-politiche che hanno visto coinvolto quest’ultimo ma anche della cattiva gestione del governo dello stesso Berlusconi. Per l’opposizione, dunque, una presa di posizione forte contro il massimo esponente politico del paese. In realtà, mai come in questa occasione, sembra proprio che il popolo italiano ci tenesse a dare la sua opinione su quesiti tanto importanti. Perché l’acqua è un bene comune e non è stato ritenuto giusto che finisse nelle mani dei privati. Perché le centrali nucleari sono pericolose soprattutto in un paese fortemente sismico come l’Italia e non è stato ritenuto giusto costruire questi impianti per rischiare una nuova Fukushima. Perché la legge, secondo gli italiani, deve rimanere uguale per tutti.
Il raggiungimento del quorum e la conseguente vittoria del sì è stata anche l’affermazione di un nuovo modo di fare campagna elettorale, un nuovo modo di informare la gente. È stata la vittoria di internet e dei social network. Le notizie in rete ed il “passaparola” con annessa campagna di sensibilizzazione al voto di Facebook e Twitter sono stati determinanti per l’esito di questa votazione. A dimostrazione, una volta di più, del grande potere di queste risorse se ben sfruttate dal sistema e dai cittadini. Strumenti, quelli dei social network, che saranno sicuramente determinanti anche nelle prossime tornate di elezioni.
Ciò che più emerge da questo voto, al prescindere dall’esito finale che può accontentare o scontentare a seconda della propria ideologia, è una ritrovata fiducia della gente verso il diritto di voto. Unica espressione della gente di far sentire ufficialmente la propria voce alle istituzioni. Un diritto quest’ultimo, troppo spesso smarrito a causa della sfiducia verso il sistema istituzionale del nostro paese a prescindere dai colori politici. Una fiducia che è anche un buon auspicio per il futuro perché l’Italia, ricordiamolo sempre, è della gente e tutto il mondo della politica deve ricordare chi essi rappresentano e quello che davvero vuole il popolo. Questo referendum ha tutta l’aria di un nuovo inizio e solo il futuro potrà dirci dove questo porterà il nostro amato paese.


-Noi comunità- Come pietre vive: la veglia di Pentecoste diocesana

di Luigi Laguaragnella
La Pentecoste è un’importante festa della Chiesa. Attraverso il dono dello Spirito Santo i cristiani, convinti della loro fede, portano il messaggio di Cristo in tutto il mondo. E’ opportuno festeggiare la Pentecoste in modo adeguato e per alcune coincidenze di calendario si è fatta coincidere la Giornata Diocesana della Gioventù 2011 alla presenza dell’arcivescovo Francesco Cacucci.
L’11 giugno, all’arena della Pace all’esterno dell’Ipercoop di Japigia, infatti si è celebrata una solenne veglia seguita dal mandato ai partecipanti della prossima Gmg di Madrid in agosto e un momento di festa.
Dopo l’accoglienza delle parrocchie della Diocesi di Bari-Bitonto, i giovani si sono riuniti insieme al vescovo per celebrare questa veglia di Pentecoste vissuta in un clima di preghiera assiduo, intervallato dai segni dell’olio e del fuoco presentati da giovani ballerini.
Molto atteso era il discorso del vescovo Francesco Cacucci che ha preparato a  vivere con intensità la domenica di Pentecoste. Commentando la lettera di San Pietro apostolo in cui è scritto “quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale” ha parlato della parrocchia intesa come casa in continua costruzione (dal greco paroechia, che significa aggregato di case). Ogni comunità infatti pur costruendo l’opera di Dio non giungerà mai a terminarla; essa, infatti, come ogni cristiano, deve sentirsi in continuo cammino. Come la parrocchia è una casa in perenne costruzione che probabilmente non vedrà mai il compimento definitivo, ogni suo componente deve vivere da pellegrino. Cacucci ha lanciato l’esempio dei pellegrini che per sola fede intraprendevano il cammino verso le terre Sante, durante il medioevo, senza la sicurezza di tornare indietro alle loro case, eppure con coraggio affrontavano duri viaggi, anche solo per devozione a Dio. Tutti noi, quindi, dobbiamo concepire maggior consapevolezza nel cammino, affrontare le situazioni della vita e della comunità sempre come piccoli mattoni che contribuiscono alla costruzione infinita dell’amore divino. La sicurezza che permette di avere coraggio e audacia nel percorso è data da Cristo, che come dice san Pietro è “una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non rimarrà deluso”. L’arcivescovo questa volta utilizza l’immagine delle grandi basiliche che nel passato sono stare costruite per decenni da gente semplice che ancora una volta soltanto per fiducia ha contribuito alla costruzione senza mai, magari, aver visto il luogo di Dio terminato. Non occorre pensare a Dio come un luogo chiuso e prestabilito come delle volte possono essere le nostre chiese, ma basta avere la convinzione che Cristo è la nostra pietra angolare  che rende più agevole il cammino. Probabilmente si inciampa spesso su questa pietra, molti grandi personaggi della storia, come afferma l’arcivescovo Cacucci, sono caduti, ma è anche possibile pensare che l’amore di Dio per l’uomo sia talmente elevato che nella realizzazione finale del suo regno non escluda nessuno.
Per il vescovo è importante camminare, percepire di sentirsi in viaggio in una vita ricca di esperienze edificanti. E a fine celebrazione ha benedetto e pregato per i circa 400 partecipanti della Giornata Mondiale della Gioventù spagnola, tra i quali c’è egli stesso!

-Noi comunità- C'era una volta...prima di Madrid 2011

di Luigi Laguaragnella
Si può certamente affermare che ha segnato il cammino di un’intera generazione, trattandosi della ventiseiesima edizione che si svolgerà il prossimo agosto a Madrid. E se per la ventiseiesima volta i giovani da tutto il mondo si riuniscono attorno al Papa per la Giornata Mondiale della Gioventù, significa che “vecchi” giovani e “nuovi” giovani in fondo hanno Cristo come radice della propria vita. Chi ha già partecipato alla Gmg ne conserva un’emozione incredibile, altri, che approderanno in terra spagnola avvicinandosi per la prima volta, serbano nuovo entusiasmo. Tutti sono accomunati da un spirito gioioso perché la Gmg è l’incontro che conferma che stare vicini a Cristo e ai fratelli riempie il cuore di ogni emozione positiva, nonostante l’era del dilagare dei social network. La Gmg è uno stupendo evento  creato e voluto dal Beato Giovanni Paolo II, il quale da uomo sapiente ha sempre saputo guardare in prospettiva contribuendo a innovare il contesto contemporaneo; i giovani, appunto, hanno rappresentato questa speranza.
Giovanni Paolo II, proclamando l’Anno Santo Giubilare della redenzione, in occasione dei 1950 anni dalla morte e risurrezione di Cristo, nel 1984 crea un momento di preghiera per i giovani durante la domenica delle Palme in Piazza San Pietro e una via Crucis al Colosseo, a cui i giovani rispondono sorprendentemente all’invito. Durante questo raduno il Papa consegna ai giovani la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù. La grande partecipazione porta all’anno successivo, il 1985, dedicato dalle Nazioni Unite alla Gioventù, a definire la Giornata Mondiale della Gioventù ogni domenica delle Palme. Da questo momento in poi, ogni due anni la Gmg viene celebrata in diverse città del mondo attirando a sé milioni di persone. Nel 1987 ecco la prima Gmg oltre confine: a Buenos Aires in Argentina si riuniscono un milione di giovani a cui Karol Wojtyla dice che la Chiesa ha da dire tante cose alle nuove generazioni; nel 1989 la meta della Giornata Mondiale della Gioventù è Santiago de Compostela, ma dopo la caduta del muro di Berlino, il Papa non poteva  trasportare l’energia della Gmg nella sua Polonia proprio per dare un forte segnale di cambiamento del mondo dopo il tragico conflitto mondiale a causa del quale il popolo polacco ha subito innumerevoli sofferenze. A Czestochova un milione e mezzo di giovani accolgono il messaggio del pontefice a ricostruire il mondo senza divisioni, ma come casa comune. Il Papa raduna i giovani del mondo nei luoghi dove il bisogno del messaggio di Cristo è impellente; dopo le promesse di una ricostruzione dalla Polonia la Gmg del 1993 si celebra a Denver negli Stati Uniti, e Giovanni Paolo II esorta ad ascoltare la coscienza ad imparare ad accogliere Cristo per sé e per i fratelli. Si susseguono gli anni e gli avvenimenti storici, ma la Giornata Mondiale della Gioventù richiama sempre più giovani: a Manila nelle Filippine, nel 1995 sono quattro milioni i giovani che si radunano attorno al Papa. Si tratta di uno tra i raduni più numerosi della storia. Nel 1997 è la volta di Parigi e nel 2000 in occasione dell’anno Giubilare a Roma la Gmg viene organizzata nella capitale italiana. Due milioni di giovani fanno letteralmente festa vicini a Karol Wojtyla, il quale lascia in eredità uno stupendo testamento (nella pagina seguente è presentato il testo). Nel 2002 la Giornata Mondiale della Gioventù sbarca a Toronto in Canada e successivamente nel 2005, anno della morte di Giovanni Paolo II, il nuovo Papa Benedetto XVI continua la missione di portare Cristo ai giovani in Germania a Colonia. Sembra una coincidenza, la prima Gmg di Ratzinger nella sua nazione … L’ultima Gmg del 2008 è celebrata nel nuovissimo continente in Australia a Sidney e quest’anno a Madrid sono previsti circa 2 milioni di giovani provenienti da tutto il mondo. Si tratta di ventisei incontri della Gioventù tra quelli internazionali e diocesani, ma il richiamo e la sete della pace e dell’amore di Cristo, per i giovani non cambia. Probabilmente, oggi, la Gmg spagnola è più che mai importante considerate le problematiche che il nuovo millennio  ha portato con sé: carenza di ideali e valori, precarietà, paure di ogni genere, rapporti superficiali e virtuali; quella virtualità, però che sta già scatenando sul web l’attesa per questo grande evento, tanto da poter affermare che lo spirito della Giornata Mondiale della Gioventù già riunisce gruppi accumunandoli nella gioiosa attesa di questo evento. Quella di Madrid potrebbe essere la prima Gmg dove i nuovi media hanno contribuito ad organizzare. Nuovi media, nuove esperienze per tutelare e coltivare la stessa fede.  I giovani a Madrid sono chiamati ad essere responsabili e forti “radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”!


lunedì 1 agosto 2011

APERTI PER FERIE CON L'ASSOCIAZIONE IN.CON.TRA

200 pasti al giorno per i senza fissa dimora in agosto!


Dal 1 al 31 agosto nei saloni della parrocchia del Prez.Mo Sangue in San Rocco in via Putignani 237, l'Associazione In.con.tra, gruppo di volontariato che si occupa della distribuzione dei pasti e dell'assistenza ai senza fissa dimora della città da tre anni circa, ogni sera, alle 19, provvederà ad organizzare la mensa per tutte quelle persone bisognose che nei mesi estivi si ritrovano a vagare per le strade cittadine alla ricerca di un pasto, che in questo periodo difficilmente viene garantito essendo sospeso il consueto servizio della Caritas e delle realtà associative che durante l'anno sono attive.
In.con.tra invece, con il suo progetto estivo "Aperti per ferie", lancia una sfida contro il caldo e le ferie estive che svuotano i centri cittadini e con coraggio a grande spirito di volontà cercherà di sopperire all'emergenza pasti per i senzatetto della città anche in estate! E' nelle caratteristiche dell'associazione agire nella piena emergenza con i soli mezzi del volontariato e dell solidarietà della singola persona. 
Per trenta giorni le porte della parrocchia Prez.Mo Sangue in San Rocco nel quartiere Libertà saranno aperte a tutti coloro che vorranno collaborare e aiutare i volontari di In.con.tra per la distribuzione dei pasti ai senzatetto.
Nella conferenza stampa di questa mattina nel salone della parrocchia centro pulsante di questa grande iniziativa per la città di Bari, Gianni Macina, presidente di In.con.tra. ha presentato il progetto "Aperti per ferie", insieme all'assessore provinciale Fanelli e alla dirigente ai servizi sociali Lallone.
"Aperti per ferie" è un'iniziativa voluta da In. con. tra che con grande sforzo ha coinvolto le istituzioni dal comune alla Provincia. Il Presidente Gianni Macina, infatti, precisa che per la prima volta l'associazione può usufruire di contributi pubblici: la provincia ha dato 2800 euro per reperire tavoli e sedie di legno, mentre il comune contribuirà don 1500 euro l'acquisto di materiale usa e getta utile per la mena.
Ma soprattutto per la realizzazione di questo grande macchina solidale pronta a muoversi per il mese di agosto, Gianni Macina, a nome dell'associazione, ringrazia l'impegno di un'azienda di ristorazione che ogni giorno garantirà i primi piatti e inoltre si sta tentando di intavolare un discorso con la Coop. Mentre per il secondo e frutta si sta già provvedendo: il presidente sollecita a richiedere ai negozianti e a tutti i negozi di alimentari di poter donare la merce in esubero che comunque si crea a fine giornata lavorativa dal pane, alla frutta, agli inscatolati; invita tutta la cittadinanza ad attivarsi con i propri negozianti di fiducia soprattutto per diffondere il passaparola dell'iniziativa che se riscontrerà un discreto successo potrebbe rivelarsi una realtà nuova di sensibilizzazione. Ogni giorno verranno distribuiti più di 200 pasti per un totale di 6000 entro fine mese. Si parla di grandi cifre e quindi di grandi necessità da coprire e per questo è richiesto l'aiuto di quelle persone che possano dedicare parte del loro tempo a questa iniziativa. E anche perchè l'impegno dell'associazione non si limita al solo mese estivo, bensì a tutto l'anno e inoltre l'attività dei volontari non è soltanto distribuire o cucinare dei pasti, ma svolgono un vero e proprio centro d'ascolto che li interfaccia con tutte le famiglie in difficoltà che segnala il comune.
In.con.tra, confidando soltanto nello spirito volontaristico e solidale della gente può finalmente comunicare meglio con le istituzioni che spesso invece latitano come presenza attiva. L'assessore Fanelli, nella conferenza stampa, dice che la provincia sta intavolando un discorso sulle questioni sociali per dare visibilità ad associazioni come In.con.tra che hanno un costante bisogno maggior sostegno. Fanelli continua dicendo che le istituzioni faranno il possibile per stare vicini all'associazione e collaborare magari anche in prima persona anche in questo periodo in cui la finanziaria non dà alcun contributo.
Nel successivo intervento la Signora Lallone, dirigente dei servizi sociali, ha confermato che poco alla volta sta nascendo un rapporto costante con le organizzazioni per migliorare i servizi sociali. Si sta creando un lavoro di rete che integri pubblico, privato e sociale. L'obiettivo è di creare un lavoro continuativo. La signora Lallone fa sapere che sta per partire , infatti, un progetto "Solidarities-bus" che permette alle associazioni di avere degli automezzi refrigerati per poter operare al meglio il loro servizio. Con questo progetto si coinvolgono anche i privati che su questi autoveicoli avranno l'opportunità di inserire spazi pubblicitari.
E' possibile creare una vera e propria macchina solidale e l'associazione In.con.tra. ne è un esempio: i suoi volontari iscritti (circa 45) collaborano con altri che aderiscono liberamente in un lavoro di distribuzione e di cucina. Sono molte, infatti, le famiglie che quotidianamente accettano l'invito di cucinare un primo o un secondo che con l'organizzazione dei volontari viene distribuito solitamente alla stazione o alla tendopoli.
Con l'iniziativa "Aperti per ferie" si cerca di coinvolgere tutte le istituzioni di qualsiasi colore politico, proprio perchè quando si parla di solidarietà i partiti vanno assolutamente messi in secondo piano. Quello che è ben più valoroso è l'apporto che viene dato ai tanti senza fissa dimora che spesso diventano solo problema delle associazioni, senza comprendere che esse hanno bisogno delle istituzioni. Le associazioni devono gestire tante piccole realtà che ogni senza fissa dimora rappresenta: dall'anziano vagabondo, all'extra-comunitario, al semplice accattone di strada. Per questo In.con.tra è da definirsi un vero punto d'incontro pluralistico di tradizione, cultura, religione che non è sempre facile gestire.
La conferenza stampa si è rivelato un momento non di gratificazione per In.con.tra ma di invito: quello che preme maggiormente ai volontari è che i massmedia provvedano a far conoscere a tutti l'evento, che se ne parli nel corso del mese e si coinvolgano tutte le persone che desiderano dare una mano!
Gianni Macina esorta tutti coloro che nonostante le vacanze rimangono in città e che piuttosto che stare rinchiusi in casa sotto l'aria condizionata possano dare parte del loro tempo per 2 o tre ore del pomeriggio!
I volontari che desiderano collaborare possono presentarsi alle 18 alla parrocchia del Pre.Mo Sangue in San Rocco in via Putignani 237 a Bari.

Nel seguente link c'è la pagina di dell'Associazione In.con.tra su Facebook con i contatti utili dell'associazione:

sabato 23 aprile 2011

HO SETE! ....DI RISORGERE!



Giovedì Santo e Venerdì Santo, Ultima Cena, Lavanda dei piedi e Via Crucis, tutto per donare il perdono. Più di 2000 anni è la storia dei cristiani e degli uomini è sempre la stessa, sentirsi perdonati, amati, chiamati a pentirsi per tutto l'opposto del messaggio che Cristo ha tramandato, e che quasi senza accorgercene ogni non rispettiamo. Si guarda con occhi apparentemente aperti, presi da tanti gesti ammirevoli, ma che scavando nelle profondità della propria interiorità sono vuoti. Crediamo in qualcosa che non abbiamo visto, ma che dovremmo sentire, e non sentire a modo nostro. Cristo ha manifestato e detto frasi precise. Dobbiamo togliere tutto l'io che non solo a volte può anche piacerci, ma alla lunga attanaglia. 
In questi giorni ci si sente talmente pieni di umano che non se ne può più. Tentiamo di camminare per sfiorare il divino, ripulendo la strada che abbiamo intrapreso. Siamo proprio da svuotare. Certo la paura non solo dell'altro, del diverso, ma soprattutto del vicino, del passato che si continua a rimpiangere, di tutto quello che lega al terreno in questi giorni non serve menzionarlo ed è proprio ieri, oggi che ancor più diventano nemici insormontabili da abbattere. L'arma dello Spirito nelle nostre mani è così ininfluente, la nostra fede, la nostra intelligenza sono ferme. Occorre che lo Spirito muovi Cristo che noi cristiani portiamo dentro di noi, ma proprio perchè non lo vediamo lo modelliamo come desideriamo.
Allora Cristo, insegnaci non solo a pregare...ma...ad amare come è giusto amare, a cambiare vita,  a staccarci  dall'egoismo assurdo che ci acceca, insegnaci a risogere come si dovrebbe da veri cristiani!

Noi, cristiani, abbiamo ancora paura....

Cari amici,
piove sempre sul bagnato! Cosa intendo dire? Nello scorso editoriale mi lamentavo con voi dell’assoluta indifferenza che sembrava adombrare noi cristiani in merito alle ultime vicende belliche che hanno interessato la Libia.
Non abbiamo ancora risvegliato le nostre coscienze sulla meschina intenzionalità di questi attacchi che un'altra problematica viene a scuoterci e a disturbare i nostri “già affannati” menage quotidiani: gli sbarchi di migliaia di esuli che affollano le coste siciliane ed ora i nostri centri di detenzione.
Prima di spiegarvi l’affermazione, permettetemi di oggettivizzare i fatti.
Se Abubaker, Hassan, Dag o le altre migliaia di persone – perché di persone si tratta, con un nome ed un volto – hanno lasciato le loro patrie per avventurarsi nei viaggi della speranza, un motivo ci sarà. Del resto, non è colpa loro se i paesi da cui fuggono sono governati da despota con la mania dell’imperialismo o da fantocci corrotti e corruttibili che altro non sono se non maschere di interessi economici a favore dei paesi industrializzati quali l’Italia.
E noi, meridionali, questo discorso dovremmo capirlo abbastanza, dato che i nostri figli hanno prospettive di lavoro solo se si trasferiscono più al nord di Roma o espatriano nei meno sfruttanti paesi dell’Europa o del mondo. Voglio dire, se la vita dignitosa la vogliamo noi perché dovremmo impedire che la desiderino anche quelli che stanno peggio di noi?
Ora, il problema qual è? In attesa che il nostro ministro dell’Interno risolva le questioni burocratiche con la Francia e la Comunità Europea, quei nomi e quei volti che potrebbero essere quelli dei nostri figli e dei nostri nipoti, sono costretti ad essere reclusi nei famosi Centri di Identificazione ed Espulsione (C.I.E.) o Centri di Accoglienza Richiedenti Asilo (C.A.R.A.) i quali, stando alle testimonianze di quei pochissimi che sono riusciti ad entrarvi, non sono preferibili neanche alle nostre prigioni.
Oltre che essere letteralmente rinchiusi in un’area recintata, gli ospiti di questi centri sono pattugliati dai militari dell’esercito (attualmente a Bari presta servizio il Battaglione San Marco…), in condizioni igieniche precarissime e con un vitto che farebbe passare la voglia di mangiare anche ad un bulimico.
Dai presìdi che spesso si appostano fuori dei C.I.E. o dei C.A.R.A. sappiamo che molti ospiti sono spesso oggetto di violenza da parte delle forze dell’ordine, vengono loro negate medicine e cure sanitarie e tanti di loro che non parlano italiano, per far capire a quali condizioni di vita sono sottoposti, pronunciano il nome “Guantanamo”.
Amici, questi nostri figli e nipoti sono a pochi chilometri di distanza da noi e per quanto le istituzioni competenti ci vietano l’ingresso e ogni forma di assistenza per questi uomini, non possiamo trascorrere una Pasqua serena sapendo delle loro vicende, perché il vero significato umano e religioso delle feste che stiamo celebrando è quello della dignità della vita umana.
Cristo ha versato il suo sangue – e tutto il suo sangue – per riscattare l’umanità preda del peccato e delle sue conseguenze negative; la salvezza prima di essere una condizione teologica è un benessere esistenziale, è la salute dell’anima e del corpo.
Come possiamo accostarci alla Comunione eucaristica che è il sacramento del mistero pasquale sapendo che per tanti esseri umani il passaggio dalla morte alla vita non si è ancora realizzato? E quale comunione di vita ci può essere tra noi e Dio e tra noi e gli altri uomini, a qualunque fede essi appartengano, se noi siamo al sicuro nelle nostre case e adagiati nei nostri comfort  e altri alle porte di casa nostra sono privati non solo degli affetti umani più cari ma anche di tutto ciò che rende la vita umana dignitosa e meritevole di essere vissuta?
E nessuno osi pensare che questa vita loro se la sono scelta, perché la scelta per essere veramente libera deve prevedere due o più opportunità di uguale misura a livello di bene, cosa che non credo si realizzi in situazioni nelle quali spesso è a rischio la stessa tutela della vita.
Ormai la Quaresima è finita e non è più tempo di digiuni e penitenze, ma non dimentichiamo l’esortazione rivoltaci da Dio per mezzo del profeta Isaia: «Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: 
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere
il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire chi è nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua gente?
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà» (Is 58).
Con l’impegno a vivere il tempo di Pasqua in piena fedeltà alle promesse battesimali, amare Dio e amare il prossimo come Gesù ci ha insegnato, rivolgo a tutti, anche a nome dei miei confratelli don Mario e don Dass, sinceri auguri di buona Pasqua!  

Don Benedetto cpps

venerdì 28 gennaio 2011

Colloquio con il sindaco di Bari, in occasione del Natale ortodosso.

EMILIANO: BARI, CITTA’ DELL’ECUMENISMO
Il sindaco ad "Occhio alla parrocchia".

« San Nicola è il veicolo delle relazioni tra cattolici, ortodossi e le altre religioni». Così il Sindaco di Bari, Michele Emiliano, esordisce in un’intervista esclusiva ad “Occhio alla Parrocchia”, al termine di un incontro, tenutosi nella sala consiliare del Comune di Bari l’8 gennaio u.s., con una delegazione romena composta da mons. Emilian, vescovo della città di Valcea, Romeo Radulescu, sindaco della città di Valcea e Gheorghe Ciuca, sindaco della città di Baile Olanesti per l'occasione accompagnati da padre Damiano Bova, priore della Basilica San Nicola e da padre Mihai Driga, parroco della Comunità Ortodossa di Bari. Un incontro all'insegna dell'amicizia nel nome del dialogo culturale e religioso anche in riferimento alla settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani. La città di Bari da sempre è la pietra angolare per l’unità e il dialogo interreligioso grazie anche alla presenza di due colossi della cristianità: la Basilica di San Nicola e la Chiesa Russa, anch’essa titolata al nostro Santo Patrono. Nel marzo 2009 già il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della consegna delle chiavi della Chiesa Russa al Presidente russo Medvedev, lanciò un appello che, seppur limitato alle sole parole, era un invito al dialogo tra tutte le varie confessioni religiose: «La cultura della pace nella comprensione reciproca - affermò il capo dello Stato - con l’avvicinamento fra tradizioni culturali e spirituali, costituisce la migliore risposta al diffondersi di fenomeni di intolleranza e dei fondamentalismi aggressivi che negano e minacciano conquiste essenziali
di libertà e progresso civile». Come sappiamo bene, però, la realtà dei fatti è un’altra, almeno da quanto albeggia, in quest’ultimo periodo, sulle pagine di quotidiani e periodici di tutto il mondo. Uno dei sogni di Emiliano per la sua città, infatti, è quello di trasformare Bari, entro il 2015, oltre che in una metropoli industriale, anche capitale dell’ecumenismo. Per realizzare ciò occorre che «le Parrocchie, in prima linea, siano i punti di riferimento all’interno del territorio e, unite, possano rappresentare, maggiormente, un luogo per il rilancio sociale». La Parrocchia, da sempre, oltre ad essere il luogo per eccellenza dove umano e divino si incontrano, sta ridiventando sempre più centro di aggregazione in cui, soprattutto i giovani, hanno la possibilità di poter esprimere e dar spazio alle proprie capacità ed idee in una realtà nazionale nel quale, purtroppo, predominano la sfiducia, lo scoraggiamento e il disfattismo. Il Sindaco esorta, infine, ad una reciproca conoscenza dell’operato delle singole Parrocchie per poi sviluppare un percorso che consenta, attraverso la collaborazione con l’Amministrazione Comunale, una crescita - civica - etica, spirituale, sociale. In generale: culturale.

R. Cirillo - S. Di Tondo - L. Laguaragnella