-Lente d'ingrandimento su- Rimani
nel Suo Amore, metti in valigia
la vera gioia
Scuole chiuse, uffici e negozi in pausa: ecco la
fotografia dei mesi caldi che ci attendono. Una pausa dalle attività quotidiane
che diventa motivo di relax e di gioia; una pausa desiderata e meritata che
cambia abitudini e ritmi delle nostre giornate. Diamo al nostro corpo il riposo
che merita! Tutti d’accordo. E se nel contempo sfruttassimo la ghiotta
occasione per testimoniare al mondo che non c’è gioia senza di Lui? Sarebbe
perfetto. La dura realtà ci fa assistere al triste atteggiamento di chi mandato
in ferie dal capo, si sente in diritto di mandare in ferie il Signore (inutile
nasconderci il dato più sconcertante e altrettanto tangibile che ci fa
assistere alla quasi totale assenza dei più piccoli a Messa appena terminato
l’anno catechistico). Allora chiediamoci: c’è gioia in questo? Può veramente la
nostra vita reclamare una pausa dalla vita del Cristo e della Chiesa? E’ bello
poter rispondere con le parole di Gesù, che possono diventare per noi il motto
di questa estate: “Rimanete nel mio amore (…). Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in
voi e la vostra gioia sia piena”. In fondo tutti non aspettano altro dalla vita
in genere e, dunque, anche da questa estate; è la gioia quella che desideriamo
ed è giusto che sia così. Ma è altrettanto giusto ricordarci e testimoniare –
la festa di Pentecoste in chiusura dell’anno comunitario ha rinvigorito il dovere
missionario dei cristiani – che senza la sua gioia, saremmo ben poca cosa. Ma
cos’è questa gioia della quale ci parla Gesù? Egli dice “rimanete nel mio
amore”, la gioia che proviene dal Cristo si identifica dunque solo e soltanto
con l’amore. La religione cristiana è la religione di un Dio che si dà, che si
comunica alla sua creatura. Non può essere una religione triste, non lo è
perché Dio è vita ed è la vita che dà al mondo. Non offendiamo il Signore
relegandolo ad una parte dell’anno quasi trattandolo come fosse un dovere, non
crediamo di poter trovare gioia lontano da Lui. Tutto ciò che di bello e buono
vivremo in questi mesi estivi è dono suo, per questo ancora di più sarà
stupendo restare ancorati alla sua Parola e nutrirci del suo Corpo, perché il
ringraziamento si faccia presente nei nostri giorni. Vivere nell’amore sempre:
questa è la vita dei cristiani, ma forse a questi cristiani si parla troppo
poco di una gioia che non è solo promessa ma è già realizzabile qui, che non è
crearsi perché già esiste, è Dio e Dio è l’Amore. E allora non possiamo
lasciare a casa Gesù, come fosse quel superfluo che in vacanza non ci servirà.
Lasciare che Gesù venga con noi è mettere in valigia la vera gioia. L’identificazione
tra gioia e amore non è qualcosa di estraneo all’uomo; tutti se tocchiamo
l’amore proviamo gioia. Ma se c’è amore significa che c’è un altro, sia esso
colui che ama, sia esso colui che è amato. Di certo non possiamo stare soli, né
porre limiti di nessun genere all’amore che per sua natura è infinito. Quindi è
sacrosanta l’esigenza di ciascuno di noi di “andare in ferie” con tutto ciò che
questo comporta ma è un diritto lecito e accordato dal Signore solo se non
sfocia in egoismo, in amor proprio, in chiusura. Il cristiano non timbra il
cartellino, il cuore dei figli di Dio non chiude mai per ferie. Né le mille
esigenze dei fratelli nel bisogno sanno andare in letargo. E allora lì dove non
potremo proprio arrivare con le nostre mani e i nostri piedi, non dimentichiamo
di avere un tesoro potente ovunque quest’astate ci porterà. E’ nella preghiera
che ci ritroveremo tutti, nella preghiera che è il respiro stesso del cristiano
teniamo in vita una realtà che non ha limiti temporali né geografici, teniamo
in vita i nostri rapporti fraterni, tasselli di un mosaico chiamato gioia.
-Looking around- L'importanza del Referendum
Il 12-13 giugno i cittadini italiani sono stati nuovamente
chiamati alle urne. Dopo le elezioni amministrative che hanno coinvolto alcune
tra le principali città del nostro paese, è toccato al Referendum 2011. Un
Referendum nel quale bisognava rispondere a quattro quesiti molto importanti:
due riguardavano la privatizzazione della rete idrica, uno alla possibilità di
costruire centrali nucleari nel nostro paese e l’ultimo che invece era legato
al “legittimo impedimento” per il Presidente del Consiglio ed i Ministri.
Come per ogni votazione, la
campagna elettorale è stata come sempre ricca di spunti e scontri tra le
diverse parti politiche: chi è sceso in piazza ed ha urlato a gran voce di
andare a votare e di rispondere sì ai vari quesiti (portando, così, l’abolizione
delle suddette norme), c’è invece chi ha cercato di smorzare l’entusiasmo di
questo Referendum invitando i cittadini a non andare a votare e rimanere in
casa o “andare al mare”. Questo era il nodo principale di questo Referendum.
Più che il dubbio tra sì e no, è subentrato il dilemma tra “quorum o non
quorum?”. È storia recente che, nelle ultime votazioni referendarie non si sia
raggiunto il quorum ovvero la metà più uno degli aventi diritto al voto
necessaria per la rendere valido il referendum in questione.
Alla fine delle votazioni, dopo
sedici anni, il quorum è stato raggiunto ed a prevalere è stato il sì. Anche se
il primo obiettivo è stato quello decisivo visto che era inevitabile che, con
il raggiungimento del quorum, la vittoria sarebbe andata al sì dopo che la
campagna elettorale dei vari partiti politici si era direzionata in questo
modo: chi voleva dire no, semplicemente avrebbe evitato di andare alle urne. Un
traguardo importante ed un nuovo segnale dato dal popolo italiano alla politica
attuale, a prescindere dai partiti, che vuole essere partecipe e decisivo nelle
decisioni importanti che riguardano il nostro paese.
È stata una vittoria schiacciante
quella dei sì. Lo dicono i numeri: oltre il 95% dei voti per ognuno dei quattro
quesiti. Un vero e proprio plebiscito. Ovviamente a seguito del risultato di
questo referendum è scattato immediatamente il dibattito politico con
l’opposizione a festeggiare per il grandioso risultato ottenuto e i partiti di
governo a riflettere sulla seconda sconfitta consecutiva in campo elettorale
dopo le amministrative di maggio. Chiaramente molte delle argomentazioni in
questione erano legate al rapporto del paese con il Presidente del Consiglio
Berlusconi e sul fatto che il popolo fosse stanco di tutte le vicende
extra-politiche che hanno visto coinvolto quest’ultimo ma anche della cattiva
gestione del governo dello stesso Berlusconi. Per l’opposizione, dunque, una
presa di posizione forte contro il massimo esponente politico del paese. In
realtà, mai come in questa occasione, sembra proprio che il popolo italiano ci
tenesse a dare la sua opinione su quesiti tanto importanti. Perché l’acqua è un
bene comune e non è stato ritenuto giusto che finisse nelle mani dei privati.
Perché le centrali nucleari sono pericolose soprattutto in un paese fortemente
sismico come l’Italia e non è stato ritenuto giusto costruire questi impianti
per rischiare una nuova Fukushima. Perché la legge, secondo gli italiani, deve
rimanere uguale per tutti.
Il raggiungimento del quorum e la
conseguente vittoria del sì è stata anche l’affermazione di un nuovo modo di
fare campagna elettorale, un nuovo modo di informare la gente. È stata la
vittoria di internet e dei social network. Le notizie in rete ed il
“passaparola” con annessa campagna di sensibilizzazione al voto di Facebook e
Twitter sono stati determinanti per l’esito di questa votazione. A
dimostrazione, una volta di più, del grande potere di queste risorse se ben
sfruttate dal sistema e dai cittadini. Strumenti, quelli dei social network,
che saranno sicuramente determinanti anche nelle prossime tornate di elezioni.
Ciò che più emerge da questo
voto, al prescindere dall’esito finale che può accontentare o scontentare a
seconda della propria ideologia, è una ritrovata fiducia della gente verso il
diritto di voto. Unica espressione della gente di far sentire ufficialmente la
propria voce alle istituzioni. Un diritto quest’ultimo, troppo spesso smarrito
a causa della sfiducia verso il sistema istituzionale del nostro paese a
prescindere dai colori politici. Una fiducia che è anche un buon auspicio per
il futuro perché l’Italia, ricordiamolo sempre, è della gente e tutto il mondo
della politica deve ricordare chi essi rappresentano e quello che davvero vuole
il popolo. Questo referendum ha tutta l’aria di un nuovo inizio e solo il
futuro potrà dirci dove questo porterà il nostro amato paese.
-Noi comunità- Come pietre vive: la veglia di
Pentecoste diocesana
La Pentecoste è un’importante
festa della Chiesa. Attraverso il dono dello Spirito Santo i cristiani,
convinti della loro fede, portano il messaggio di Cristo in tutto il mondo. E’
opportuno festeggiare la Pentecoste in modo adeguato e per alcune coincidenze
di calendario si è fatta coincidere la Giornata Diocesana della Gioventù 2011
alla presenza dell’arcivescovo Francesco Cacucci.
L’11 giugno, all’arena della Pace
all’esterno dell’Ipercoop di Japigia, infatti si è celebrata una solenne veglia
seguita dal mandato ai partecipanti della prossima Gmg di Madrid in agosto e un
momento di festa.
Dopo l’accoglienza delle
parrocchie della Diocesi di Bari-Bitonto, i giovani si sono riuniti insieme al
vescovo per celebrare questa veglia di Pentecoste vissuta in un clima di
preghiera assiduo, intervallato dai segni dell’olio e del fuoco presentati da
giovani ballerini.
Molto atteso era il discorso del
vescovo Francesco Cacucci che ha preparato a vivere con intensità la domenica di
Pentecoste. Commentando la lettera di San Pietro apostolo in cui è scritto
“quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale” ha
parlato della parrocchia intesa come casa in continua costruzione (dal greco paroechia,
che significa aggregato di case). Ogni comunità infatti pur costruendo l’opera
di Dio non giungerà mai a terminarla; essa, infatti, come ogni cristiano, deve
sentirsi in continuo cammino. Come la parrocchia è una casa in perenne
costruzione che probabilmente non vedrà mai il compimento definitivo, ogni suo
componente deve vivere da pellegrino. Cacucci ha lanciato l’esempio dei
pellegrini che per sola fede intraprendevano il cammino verso le terre Sante,
durante il medioevo, senza la sicurezza di tornare indietro alle loro case,
eppure con coraggio affrontavano duri viaggi, anche solo per devozione a Dio.
Tutti noi, quindi, dobbiamo concepire maggior consapevolezza nel cammino,
affrontare le situazioni della vita e della comunità sempre come piccoli
mattoni che contribuiscono alla costruzione infinita dell’amore divino. La
sicurezza che permette di avere coraggio e audacia nel percorso è data da
Cristo, che come dice san Pietro è “una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e
chi crede in essa non rimarrà deluso”. L’arcivescovo questa volta utilizza
l’immagine delle grandi basiliche che nel passato sono stare costruite per
decenni da gente semplice che ancora una volta soltanto per fiducia ha
contribuito alla costruzione senza mai, magari, aver visto il luogo di Dio
terminato. Non occorre pensare a Dio come un luogo chiuso e prestabilito come
delle volte possono essere le nostre chiese, ma basta avere la convinzione che
Cristo è la nostra pietra angolare che
rende più agevole il cammino. Probabilmente si inciampa spesso su questa pietra,
molti grandi personaggi della storia, come afferma l’arcivescovo Cacucci, sono
caduti, ma è anche possibile pensare che l’amore di Dio per l’uomo sia talmente
elevato che nella realizzazione finale del suo regno non escluda nessuno.
Per il vescovo è importante
camminare, percepire di sentirsi in viaggio in una vita ricca di esperienze
edificanti. E a fine celebrazione ha benedetto e pregato per i circa 400
partecipanti della Giornata Mondiale della Gioventù spagnola, tra i quali c’è
egli stesso!
-Noi comunità- C'era una volta...prima di Madrid 2011
di Luigi Laguaragnella
Si può certamente affermare che
ha segnato il cammino di un’intera generazione, trattandosi della ventiseiesima
edizione che si svolgerà il prossimo agosto a Madrid. E se per la ventiseiesima
volta i giovani da tutto il mondo si riuniscono attorno al Papa per la Giornata
Mondiale della Gioventù, significa che “vecchi” giovani e “nuovi” giovani in
fondo hanno Cristo come radice della propria vita. Chi ha già partecipato alla
Gmg ne conserva un’emozione incredibile, altri, che approderanno in terra
spagnola avvicinandosi per la prima volta, serbano nuovo entusiasmo. Tutti sono
accomunati da un spirito gioioso perché la Gmg è l’incontro che conferma che
stare vicini a Cristo e ai fratelli riempie il cuore di ogni emozione positiva,
nonostante l’era del dilagare dei social network. La Gmg è uno stupendo evento creato e voluto dal Beato Giovanni Paolo II,
il quale da uomo sapiente ha sempre saputo guardare in prospettiva contribuendo
a innovare il contesto contemporaneo; i giovani, appunto, hanno rappresentato
questa speranza.
Giovanni Paolo II, proclamando
l’Anno Santo Giubilare della redenzione, in occasione dei 1950 anni dalla morte
e risurrezione di Cristo, nel 1984 crea un momento di preghiera per i giovani
durante la domenica delle Palme in Piazza San Pietro e una via Crucis al
Colosseo, a cui i giovani rispondono sorprendentemente all’invito. Durante
questo raduno il Papa consegna ai giovani la Croce della Giornata Mondiale
della Gioventù. La grande partecipazione porta all’anno successivo, il 1985,
dedicato dalle Nazioni Unite alla Gioventù, a definire la Giornata Mondiale
della Gioventù ogni domenica delle Palme. Da questo momento in poi, ogni due
anni la Gmg viene celebrata in diverse città del mondo attirando a sé milioni
di persone. Nel 1987 ecco la prima Gmg oltre confine: a Buenos Aires in
Argentina si riuniscono un milione di giovani a cui Karol Wojtyla dice che la
Chiesa ha da dire tante cose alle nuove generazioni; nel 1989 la meta della
Giornata Mondiale della Gioventù è Santiago de Compostela, ma dopo la caduta
del muro di Berlino, il Papa non poteva
trasportare l’energia della Gmg nella sua Polonia proprio per dare un
forte segnale di cambiamento del mondo dopo il tragico conflitto mondiale a
causa del quale il popolo polacco ha subito innumerevoli sofferenze. A
Czestochova un milione e mezzo di giovani accolgono il messaggio del pontefice
a ricostruire il mondo senza divisioni, ma come casa comune. Il Papa raduna i
giovani del mondo nei luoghi dove il bisogno del messaggio di Cristo è
impellente; dopo le promesse di una ricostruzione dalla Polonia la Gmg del 1993
si celebra a Denver negli Stati Uniti, e Giovanni Paolo II esorta ad ascoltare
la coscienza ad imparare ad accogliere Cristo per sé e per i fratelli. Si
susseguono gli anni e gli avvenimenti storici, ma la Giornata Mondiale della
Gioventù richiama sempre più giovani: a Manila nelle Filippine, nel 1995 sono
quattro milioni i giovani che si radunano attorno al Papa. Si tratta di uno tra
i raduni più numerosi della storia. Nel 1997 è la volta di Parigi e nel 2000 in
occasione dell’anno Giubilare a Roma la Gmg viene organizzata nella capitale
italiana. Due milioni di giovani fanno letteralmente festa vicini a Karol Wojtyla,
il quale lascia in eredità uno stupendo testamento (nella pagina seguente è
presentato il testo). Nel 2002 la Giornata Mondiale della Gioventù sbarca a
Toronto in Canada e successivamente nel 2005, anno della morte di Giovanni
Paolo II, il nuovo Papa Benedetto XVI continua la missione di portare Cristo ai
giovani in Germania a Colonia. Sembra una coincidenza, la prima Gmg di
Ratzinger nella sua nazione … L’ultima Gmg del 2008 è celebrata nel nuovissimo
continente in Australia a Sidney e quest’anno a Madrid sono previsti circa 2
milioni di giovani provenienti da tutto il mondo. Si tratta di ventisei
incontri della Gioventù tra quelli internazionali e diocesani, ma il richiamo e
la sete della pace e dell’amore di Cristo, per i giovani non cambia.
Probabilmente, oggi, la Gmg spagnola è più che mai importante considerate le
problematiche che il nuovo millennio ha
portato con sé: carenza di ideali e valori, precarietà, paure di ogni genere,
rapporti superficiali e virtuali; quella virtualità, però che sta già
scatenando sul web l’attesa per questo grande evento, tanto da poter affermare
che lo spirito della Giornata Mondiale della Gioventù già riunisce gruppi
accumunandoli nella gioiosa attesa di questo evento. Quella di Madrid potrebbe
essere la prima Gmg dove i nuovi media hanno contribuito ad organizzare. Nuovi
media, nuove esperienze per tutelare e coltivare la stessa fede. I giovani a Madrid sono chiamati ad essere
responsabili e forti “radicati e fondati
in Cristo, saldi nella fede”!