giovedì 22 settembre 2011

OCCHIO ALLA PARROCCHIA ESTIVO

Scusandoci per non aver pubblicato l'ultimo numero di Occhio alla Parrocchia prima delle vacanze, ne riportiamo nel seguente post alcuni articoli interessanti, soprattutto per mantenere un filo conduttore con il nuovo anno pastorale che sta per iniziare



-Lente d'ingrandimento su- Rimani nel Suo Amore, metti in valigia 
la vera gioia

di Marilina Pesce
Scuole chiuse, uffici e negozi in pausa: ecco la fotografia dei mesi caldi che ci attendono. Una pausa dalle attività quotidiane che diventa motivo di relax e di gioia; una pausa desiderata e meritata che cambia abitudini e ritmi delle nostre giornate. Diamo al nostro corpo il riposo che merita! Tutti d’accordo. E se nel contempo sfruttassimo la ghiotta occasione per testimoniare al mondo che non c’è gioia senza di Lui? Sarebbe perfetto. La dura realtà ci fa assistere al triste atteggiamento di chi mandato in ferie dal capo, si sente in diritto di mandare in ferie il Signore (inutile nasconderci il dato più sconcertante e altrettanto tangibile che ci fa assistere alla quasi totale assenza dei più piccoli a Messa appena terminato l’anno catechistico). Allora chiediamoci: c’è gioia in questo? Può veramente la nostra vita reclamare una pausa dalla vita del Cristo e della Chiesa? E’ bello poter rispondere con le parole di Gesù, che possono diventare per noi il motto di questa estate: “Rimanete nel mio amore (…).  Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. In fondo tutti non aspettano altro dalla vita in genere e, dunque, anche da questa estate; è la gioia quella che desideriamo ed è giusto che sia così. Ma è altrettanto giusto ricordarci e testimoniare – la festa di Pentecoste in chiusura dell’anno comunitario ha rinvigorito il dovere missionario dei cristiani – che senza la sua gioia, saremmo ben poca cosa. Ma cos’è questa gioia della quale ci parla Gesù? Egli dice “rimanete nel mio amore”, la gioia che proviene dal Cristo si identifica dunque solo e soltanto con l’amore. La religione cristiana è la religione di un Dio che si dà, che si comunica alla sua creatura. Non può essere una religione triste, non lo è perché Dio è vita ed è la vita che dà al mondo. Non offendiamo il Signore relegandolo ad una parte dell’anno quasi trattandolo come fosse un dovere, non crediamo di poter trovare gioia lontano da Lui. Tutto ciò che di bello e buono vivremo in questi mesi estivi è dono suo, per questo ancora di più sarà stupendo restare ancorati alla sua Parola e nutrirci del suo Corpo, perché il ringraziamento si faccia presente nei nostri giorni. Vivere nell’amore sempre: questa è la vita dei cristiani, ma forse a questi cristiani si parla troppo poco di una gioia che non è solo promessa ma è già realizzabile qui, che non è crearsi perché già esiste, è Dio e Dio è l’Amore. E allora non possiamo lasciare a casa Gesù, come fosse quel superfluo che in vacanza non ci servirà. Lasciare che Gesù venga con noi è mettere in valigia la vera gioia. L’identificazione tra gioia e amore non è qualcosa di estraneo all’uomo; tutti se tocchiamo l’amore proviamo gioia. Ma se c’è amore significa che c’è un altro, sia esso colui che ama, sia esso colui che è amato. Di certo non possiamo stare soli, né porre limiti di nessun genere all’amore che per sua natura è infinito. Quindi è sacrosanta l’esigenza di ciascuno di noi di “andare in ferie” con tutto ciò che questo comporta ma è un diritto lecito e accordato dal Signore solo se non sfocia in egoismo, in amor proprio, in chiusura. Il cristiano non timbra il cartellino, il cuore dei figli di Dio non chiude mai per ferie. Né le mille esigenze dei fratelli nel bisogno sanno andare in letargo. E allora lì dove non potremo proprio arrivare con le nostre mani e i nostri piedi, non dimentichiamo di avere un tesoro potente ovunque quest’astate ci porterà. E’ nella preghiera che ci ritroveremo tutti, nella preghiera che è il respiro stesso del cristiano teniamo in vita una realtà che non ha limiti temporali né geografici, teniamo in vita i nostri rapporti fraterni, tasselli di un mosaico chiamato gioia.  


-Looking around- L'importanza del Referendum

di Adriano Paduano
Il 12-13 giugno i cittadini italiani sono stati nuovamente chiamati alle urne. Dopo le elezioni amministrative che hanno coinvolto alcune tra le principali città del nostro paese, è toccato al Referendum 2011. Un Referendum nel quale bisognava rispondere a quattro quesiti molto importanti: due riguardavano la privatizzazione della rete idrica, uno alla possibilità di costruire centrali nucleari nel nostro paese e l’ultimo che invece era legato al “legittimo impedimento” per il Presidente del Consiglio ed i Ministri.
Come per ogni votazione, la campagna elettorale è stata come sempre ricca di spunti e scontri tra le diverse parti politiche: chi è sceso in piazza ed ha urlato a gran voce di andare a votare e di rispondere sì ai vari quesiti (portando, così, l’abolizione delle suddette norme), c’è invece chi ha cercato di smorzare l’entusiasmo di questo Referendum invitando i cittadini a non andare a votare e rimanere in casa o “andare al mare”. Questo era il nodo principale di questo Referendum. Più che il dubbio tra sì e no, è subentrato il dilemma tra “quorum o non quorum?”. È storia recente che, nelle ultime votazioni referendarie non si sia raggiunto il quorum ovvero la metà più uno degli aventi diritto al voto necessaria per la rendere valido il referendum in questione.
Alla fine delle votazioni, dopo sedici anni, il quorum è stato raggiunto ed a prevalere è stato il sì. Anche se il primo obiettivo è stato quello decisivo visto che era inevitabile che, con il raggiungimento del quorum, la vittoria sarebbe andata al sì dopo che la campagna elettorale dei vari partiti politici si era direzionata in questo modo: chi voleva dire no, semplicemente avrebbe evitato di andare alle urne. Un traguardo importante ed un nuovo segnale dato dal popolo italiano alla politica attuale, a prescindere dai partiti, che vuole essere partecipe e decisivo nelle decisioni importanti che riguardano il nostro paese.
È stata una vittoria schiacciante quella dei sì. Lo dicono i numeri: oltre il 95% dei voti per ognuno dei quattro quesiti. Un vero e proprio plebiscito. Ovviamente a seguito del risultato di questo referendum è scattato immediatamente il dibattito politico con l’opposizione a festeggiare per il grandioso risultato ottenuto e i partiti di governo a riflettere sulla seconda sconfitta consecutiva in campo elettorale dopo le amministrative di maggio. Chiaramente molte delle argomentazioni in questione erano legate al rapporto del paese con il Presidente del Consiglio Berlusconi e sul fatto che il popolo fosse stanco di tutte le vicende extra-politiche che hanno visto coinvolto quest’ultimo ma anche della cattiva gestione del governo dello stesso Berlusconi. Per l’opposizione, dunque, una presa di posizione forte contro il massimo esponente politico del paese. In realtà, mai come in questa occasione, sembra proprio che il popolo italiano ci tenesse a dare la sua opinione su quesiti tanto importanti. Perché l’acqua è un bene comune e non è stato ritenuto giusto che finisse nelle mani dei privati. Perché le centrali nucleari sono pericolose soprattutto in un paese fortemente sismico come l’Italia e non è stato ritenuto giusto costruire questi impianti per rischiare una nuova Fukushima. Perché la legge, secondo gli italiani, deve rimanere uguale per tutti.
Il raggiungimento del quorum e la conseguente vittoria del sì è stata anche l’affermazione di un nuovo modo di fare campagna elettorale, un nuovo modo di informare la gente. È stata la vittoria di internet e dei social network. Le notizie in rete ed il “passaparola” con annessa campagna di sensibilizzazione al voto di Facebook e Twitter sono stati determinanti per l’esito di questa votazione. A dimostrazione, una volta di più, del grande potere di queste risorse se ben sfruttate dal sistema e dai cittadini. Strumenti, quelli dei social network, che saranno sicuramente determinanti anche nelle prossime tornate di elezioni.
Ciò che più emerge da questo voto, al prescindere dall’esito finale che può accontentare o scontentare a seconda della propria ideologia, è una ritrovata fiducia della gente verso il diritto di voto. Unica espressione della gente di far sentire ufficialmente la propria voce alle istituzioni. Un diritto quest’ultimo, troppo spesso smarrito a causa della sfiducia verso il sistema istituzionale del nostro paese a prescindere dai colori politici. Una fiducia che è anche un buon auspicio per il futuro perché l’Italia, ricordiamolo sempre, è della gente e tutto il mondo della politica deve ricordare chi essi rappresentano e quello che davvero vuole il popolo. Questo referendum ha tutta l’aria di un nuovo inizio e solo il futuro potrà dirci dove questo porterà il nostro amato paese.


-Noi comunità- Come pietre vive: la veglia di Pentecoste diocesana

di Luigi Laguaragnella
La Pentecoste è un’importante festa della Chiesa. Attraverso il dono dello Spirito Santo i cristiani, convinti della loro fede, portano il messaggio di Cristo in tutto il mondo. E’ opportuno festeggiare la Pentecoste in modo adeguato e per alcune coincidenze di calendario si è fatta coincidere la Giornata Diocesana della Gioventù 2011 alla presenza dell’arcivescovo Francesco Cacucci.
L’11 giugno, all’arena della Pace all’esterno dell’Ipercoop di Japigia, infatti si è celebrata una solenne veglia seguita dal mandato ai partecipanti della prossima Gmg di Madrid in agosto e un momento di festa.
Dopo l’accoglienza delle parrocchie della Diocesi di Bari-Bitonto, i giovani si sono riuniti insieme al vescovo per celebrare questa veglia di Pentecoste vissuta in un clima di preghiera assiduo, intervallato dai segni dell’olio e del fuoco presentati da giovani ballerini.
Molto atteso era il discorso del vescovo Francesco Cacucci che ha preparato a  vivere con intensità la domenica di Pentecoste. Commentando la lettera di San Pietro apostolo in cui è scritto “quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale” ha parlato della parrocchia intesa come casa in continua costruzione (dal greco paroechia, che significa aggregato di case). Ogni comunità infatti pur costruendo l’opera di Dio non giungerà mai a terminarla; essa, infatti, come ogni cristiano, deve sentirsi in continuo cammino. Come la parrocchia è una casa in perenne costruzione che probabilmente non vedrà mai il compimento definitivo, ogni suo componente deve vivere da pellegrino. Cacucci ha lanciato l’esempio dei pellegrini che per sola fede intraprendevano il cammino verso le terre Sante, durante il medioevo, senza la sicurezza di tornare indietro alle loro case, eppure con coraggio affrontavano duri viaggi, anche solo per devozione a Dio. Tutti noi, quindi, dobbiamo concepire maggior consapevolezza nel cammino, affrontare le situazioni della vita e della comunità sempre come piccoli mattoni che contribuiscono alla costruzione infinita dell’amore divino. La sicurezza che permette di avere coraggio e audacia nel percorso è data da Cristo, che come dice san Pietro è “una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non rimarrà deluso”. L’arcivescovo questa volta utilizza l’immagine delle grandi basiliche che nel passato sono stare costruite per decenni da gente semplice che ancora una volta soltanto per fiducia ha contribuito alla costruzione senza mai, magari, aver visto il luogo di Dio terminato. Non occorre pensare a Dio come un luogo chiuso e prestabilito come delle volte possono essere le nostre chiese, ma basta avere la convinzione che Cristo è la nostra pietra angolare  che rende più agevole il cammino. Probabilmente si inciampa spesso su questa pietra, molti grandi personaggi della storia, come afferma l’arcivescovo Cacucci, sono caduti, ma è anche possibile pensare che l’amore di Dio per l’uomo sia talmente elevato che nella realizzazione finale del suo regno non escluda nessuno.
Per il vescovo è importante camminare, percepire di sentirsi in viaggio in una vita ricca di esperienze edificanti. E a fine celebrazione ha benedetto e pregato per i circa 400 partecipanti della Giornata Mondiale della Gioventù spagnola, tra i quali c’è egli stesso!

-Noi comunità- C'era una volta...prima di Madrid 2011

di Luigi Laguaragnella
Si può certamente affermare che ha segnato il cammino di un’intera generazione, trattandosi della ventiseiesima edizione che si svolgerà il prossimo agosto a Madrid. E se per la ventiseiesima volta i giovani da tutto il mondo si riuniscono attorno al Papa per la Giornata Mondiale della Gioventù, significa che “vecchi” giovani e “nuovi” giovani in fondo hanno Cristo come radice della propria vita. Chi ha già partecipato alla Gmg ne conserva un’emozione incredibile, altri, che approderanno in terra spagnola avvicinandosi per la prima volta, serbano nuovo entusiasmo. Tutti sono accomunati da un spirito gioioso perché la Gmg è l’incontro che conferma che stare vicini a Cristo e ai fratelli riempie il cuore di ogni emozione positiva, nonostante l’era del dilagare dei social network. La Gmg è uno stupendo evento  creato e voluto dal Beato Giovanni Paolo II, il quale da uomo sapiente ha sempre saputo guardare in prospettiva contribuendo a innovare il contesto contemporaneo; i giovani, appunto, hanno rappresentato questa speranza.
Giovanni Paolo II, proclamando l’Anno Santo Giubilare della redenzione, in occasione dei 1950 anni dalla morte e risurrezione di Cristo, nel 1984 crea un momento di preghiera per i giovani durante la domenica delle Palme in Piazza San Pietro e una via Crucis al Colosseo, a cui i giovani rispondono sorprendentemente all’invito. Durante questo raduno il Papa consegna ai giovani la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù. La grande partecipazione porta all’anno successivo, il 1985, dedicato dalle Nazioni Unite alla Gioventù, a definire la Giornata Mondiale della Gioventù ogni domenica delle Palme. Da questo momento in poi, ogni due anni la Gmg viene celebrata in diverse città del mondo attirando a sé milioni di persone. Nel 1987 ecco la prima Gmg oltre confine: a Buenos Aires in Argentina si riuniscono un milione di giovani a cui Karol Wojtyla dice che la Chiesa ha da dire tante cose alle nuove generazioni; nel 1989 la meta della Giornata Mondiale della Gioventù è Santiago de Compostela, ma dopo la caduta del muro di Berlino, il Papa non poteva  trasportare l’energia della Gmg nella sua Polonia proprio per dare un forte segnale di cambiamento del mondo dopo il tragico conflitto mondiale a causa del quale il popolo polacco ha subito innumerevoli sofferenze. A Czestochova un milione e mezzo di giovani accolgono il messaggio del pontefice a ricostruire il mondo senza divisioni, ma come casa comune. Il Papa raduna i giovani del mondo nei luoghi dove il bisogno del messaggio di Cristo è impellente; dopo le promesse di una ricostruzione dalla Polonia la Gmg del 1993 si celebra a Denver negli Stati Uniti, e Giovanni Paolo II esorta ad ascoltare la coscienza ad imparare ad accogliere Cristo per sé e per i fratelli. Si susseguono gli anni e gli avvenimenti storici, ma la Giornata Mondiale della Gioventù richiama sempre più giovani: a Manila nelle Filippine, nel 1995 sono quattro milioni i giovani che si radunano attorno al Papa. Si tratta di uno tra i raduni più numerosi della storia. Nel 1997 è la volta di Parigi e nel 2000 in occasione dell’anno Giubilare a Roma la Gmg viene organizzata nella capitale italiana. Due milioni di giovani fanno letteralmente festa vicini a Karol Wojtyla, il quale lascia in eredità uno stupendo testamento (nella pagina seguente è presentato il testo). Nel 2002 la Giornata Mondiale della Gioventù sbarca a Toronto in Canada e successivamente nel 2005, anno della morte di Giovanni Paolo II, il nuovo Papa Benedetto XVI continua la missione di portare Cristo ai giovani in Germania a Colonia. Sembra una coincidenza, la prima Gmg di Ratzinger nella sua nazione … L’ultima Gmg del 2008 è celebrata nel nuovissimo continente in Australia a Sidney e quest’anno a Madrid sono previsti circa 2 milioni di giovani provenienti da tutto il mondo. Si tratta di ventisei incontri della Gioventù tra quelli internazionali e diocesani, ma il richiamo e la sete della pace e dell’amore di Cristo, per i giovani non cambia. Probabilmente, oggi, la Gmg spagnola è più che mai importante considerate le problematiche che il nuovo millennio  ha portato con sé: carenza di ideali e valori, precarietà, paure di ogni genere, rapporti superficiali e virtuali; quella virtualità, però che sta già scatenando sul web l’attesa per questo grande evento, tanto da poter affermare che lo spirito della Giornata Mondiale della Gioventù già riunisce gruppi accumunandoli nella gioiosa attesa di questo evento. Quella di Madrid potrebbe essere la prima Gmg dove i nuovi media hanno contribuito ad organizzare. Nuovi media, nuove esperienze per tutelare e coltivare la stessa fede.  I giovani a Madrid sono chiamati ad essere responsabili e forti “radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”!