mercoledì 6 giugno 2012

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martedì 5 giugno 2012

GIOVANI: SULLA CRESTA DELL'INFORMAZIONE


E’ una gran parola “Giovane” di questi tempi. Piena di attualità e di problematiche. Ci si sofferma a parlare del lavoro e immediatamente la questione rimbalza sulle prospettive che la nuove generazioni, piene di titoli e attestati, rischiano di non avere; si dibatte dell’istruzione e del valore della legalità e per svariati e misteriosi motivi, vengono colpiti proprio quei luoghi in cui si tenta di formare il futuro: il viscido attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi in cui ha perso la vita una giovane adolescente Melissa e ancora, confermando quasi il clima surriscaldato, non esclusivamente legato alla crisi economica, si sentono piombare notizie di allarmi bomba all’università di Bari, su uno sfondo terroristico che sembra riapparire all’orizzonte. Si affronta l’argomento dell’educazione e della cultura come fondamenta per una società nuova e i giovani sono il primo bersaglio (per alcuni) sostenendo tesi per le quali non siano capaci di comunicare, dialogare, ma sono chiusi, magari davanti ad un monitor a chattare; oppure quando danno maggior spicco all’apparenza che lascia intravedere della superficialità, suscitando commenti, anch’essi superficiali, circa le manifestazioni degli indignados del mondo, per esempio.
Ormai, il giovane viene coinvolto come “argomento”, con tesi opinabili e allo stesso non false. La realtà che viviamo è talmente ampia, complessa, ardua che amplifica anche temporalmente il concetto di “giovane” non comprendendo fino a che età si possa parlare di giovinezza. Anche questo rientra nella confusione generale. Un giovane, magari laureato e senza lavoro, infatti, non riesce più a riconoscersi a quale fascia sociale prende parte. E non allontanandoci molto dal contesto parrocchiale lo si può evincere anche dalla formazione dei gruppi: giovani, giovani-adulti, adulti-giovani?
Insomma sembra che anche nelle comunità potrebbe nascondersi lo “smarrimento di appartenenza”, soprattutto per le tematiche da affrontare, che proprio per gli stili di vita odierni diventano necessità. Sicuramente il giovane è libero di sentirsi tale quando vuole; in questa categoria che potrebbe andare dall’adolescente all’ultra ...enne, però, in ogni fascia di cui è contraddistinta, è opportuno che ognuno singolarmente prenda una decisione di principio e di responsabilità. Anche il ragazzino che si affaccia al mondo.  In un contesto dove si può scegliere tra infinite possibilità, seguire svariate strade è la gioventù stessa che deve prendere una posizione. Il limite è proprio la paura di scegliere perché si potrebbe uscire dal mondo ovattato in cui tendono a vivere. Tanti sono gli input, le domande e le richieste di mettersi in prima fila per ridimensionare il contesto sociale. I giovani devono rispondere. Hanno un grandissimo potenziale per dimostrare i loro talenti, non quelli della tv, ma quelli delle relazioni autentiche, della creatività, della partecipazione. Ma prima devono credere. Devono essere consapevoli di quello cui sono circondati per essere operativi verso il bene. E’ opportuno che i giovani urlino i loro pensieri, dicano la loro concreta posizione senza il timore del giudizio o dell’errore che fa parte dell’età.
Sono i giovani che devono prendere coscienza delle loro potenzialità, invece di rimanere nel limbo. Ci sono tutti gli strumenti disponibili: rapportandoci al servizio, il Grest, l’animazione estiva parrocchiale prevista a giugno per tutti i ragazzi, è un modo per risvegliare l’ambiente circostante soprattutto degli adolescenti. I giovani lasciano sempre in sospeso la loro risposta e in realtà c’è bisogno di loro. Altrimenti poi, perché si lamentano e criticano il sistema se loro stessi non hanno contribuito a migliorarlo. Nonostante le offerte della società, la via da seguire è quella di ritornare alla strada, ai luoghi veri d’incontro, isole di comunicazione e azione. Perché essere titubanti nell’incrociare sguardi veri, condividere gli stessi spazi?
Molti giovani conservano esperienze da tramandare nel presente stesso! Perché non basta esserci, ma dare la propria impronta. Alla Giornata Diocesana della Gioventù dello scorso maggio a Capurso, alla presenza di numerose realtà giovanili, l’arcivescovo Cacucci ha sollecitato, sperando che tutti i presenti l’abbiano avvertita come tale: E' fin troppo evidente che siete silenti nella società, è che probabilmente la preoccupazione del vostro silenzio può trovare sbocchi diversi. E se la vostra presenza alla Giornata mondiale della Gioventù, alle veglie che viviamo in diocesi ai raduni più diversi, la vostra presenza è tutt'altro che non significativa, è necessario che la vostra presenza concreta viva sia reale anche nella Chiesa. Per troppo tempo, voi, carissimi giovani, siete stati silenti anche nei momenti di decisione anche nelle comunità!”