sabato 1 ottobre 2011

"CONSAPEVOLEZZA DI UNA COMUNITA'"
dall'Omelia di don Benedetto cpps del 28 settembre 2011 
durante la celebrazione per l'inizio dell'attività pastorale

"C'era un uomo, che aveva inventato l'arte di accendere il fuoco. Prese i suoi attrezzi e si recò presso una tribù del nord, dove faceva molto freddo, davvero molto freddo. Insegnò a quella gente ad accendere il fuoco. La tribù era molto interessata. L'uomo mostrò loro gli usi per i quali potevano sfruttare il fuoco, cuocere il cibo, tenersi caldi, ecc. Quelle persone erano molto grate all'uomo per quanto era stato loro insegnato sull'arte del fuoco, ma prima che potessero esprimergli la propria gratitudine, egli era scomparso. Non gli importava ricevere il loro riconoscimento o la loro gratitudine: gli importava il loro benessere.
Si recò in un'altra tribù, dove nuovamente iniziò a dimostrare il valore della sua invenzione. Anche quelle persone erano interessate, un po' troppo, però per i gusti dei loro sacerdoti, che iniziarono a notare che quell'uomo attirava la gente, mentre essi stavano perdendo popolarità. Così decisero di liberarsene. Lo avvelenarono. lo crocifissero o quello che volete. Ora, però, temevano che la gente si rivoltasse contro di loro e così fecero una cosa molto saggia, persino astuta. Sapete cosa? Fecero eseguire un ritratto dell'uomo e lo montarono sull'altare principale del tempio. Gli strumenti per accendere il fuoco furono sistemati davanti al ritratto e la gente fu invitata a venerare il ritratto e gli strumenti del fuoco, cosa che fece ubbidientemente per secoli. L'adorazione e il culto continuarono, ma non fu mai usato il fuoco.
Dov'è il fuoco? Dov'è l'amore? Dov'è la droga estirpata dal sistema? Dov'è la libertà? La spiritualità riguarda proprio questi interrogativi. Purtroppo però tendiamo a perderla di vista.
Gesù Cristo parla proprio di questo. Ma noi abbiamo enfatizzato troppo il "Signore, Signore", non è vero?
Dov'è il fuoco? E se l'adorazione non conduce al fuoco, se il culto non conduce all'amore, se la liturgia non conduce a una percezione più chiara della realtà, se Dio non conduce alla vita, a cosa serve la religione se non a creare un maggior numero di divisioni, fanatismi, antagonismi?
Il mondo non soffre della mancanza di religione nel senso comune del termine, ma della mancanza d'amore, della mancanza di consapevolezza. L'amore è generato dalla consapevolezza e da null'altro. Capite gli ostacoli che ponete sulla strada dell'amore, della libertà e della felicità ed essi cadranno. Accendete la luce della consapevolezza e le tenebre si dilegueranno.
La felicità non è qualcosa che si acquisisce; l'amore non è qualcosa che si produce; l'amore non è qualcosa che si ha: l'amore è qualcosa che possiede noi. Voi non possedete il vento, la pioggia, le stelle. Voi non possedete queste cose: le subite. E la resa avviene quando si è consapevoli delle proprie assuefazioni, quando si è consapevoli dei propri desideri e dei propri timori.
La comunità non è generata da celebrazioni liturgiche congiunte. Voi sapete nel profondo del vostro cuore, così come lo so io, che certe celebrazioni servono solo per riscoprire le differenze. La comunità si crea con la comprensione degli ostacoli che poniamo sulla strada della comunità, capendo i conflitti che sorgono dai nostri timori e dai nostri desideri. Solo a quel punto nasce la comunità. Dobbiamo sempre stare attenti a non rendere il culto semplicemente un ennesimo elemento di distrazione dall'importante compito di vivere.
E vivere non significa lavorare nel governo o essere un grande uomo d'affari o fare grandi atti di carità. Quello non è vivere. Vivere è lasciare cadere tutti gli ostacoli e vivere nel presente con freschezza. "Gli uccelli del cielo...non faticano nè filano", questo è vivere."

(Messaggio per un'aquila che si crede un pollo - Anthony De Mello)